Regione Veneto e Comune di Venezia ‘censurati’: stop al requisito della residenza in regione
Accolte le obiezioni sollevate da un sindacato, due associazioni e alcuni cittadini stranieri
Rivoluzione in Veneto: stop al requisito degli anni di residenza in regione per potere chiedere l’assegnazione di una casa popolare. Questa la netta presa di posizione dei giudici (ordinanza del 2 gennaio 2025 del Tribunale di Padova), i quali hanno accolto le obiezioni sollevate da due associazioni, un sindacato ed alcuni cittadini stranieri a fronte dei bandi predisposti dalla Regione Veneto e dal Comune di Venezia per l’assegnazione delle case popolari. Riflettori puntati, in particolare, sul requisito dei cinque anni di residenza nel territorio regionale, requisito destinato a discriminare non solo gli stranieri ma anche gli italiani trasferitisi da pochi anni in Veneto. Per i giudici è evidente come Regione e Comune debbano rivedere sia le regole per l’accesso alle graduatorie di edilizia popolare che le regole per l’attribuzione dei punteggi. In sostanza, associazioni, sindacato e cittadini hanno posto il problema dell’eccessivo peso attribuito alla pregressa residenza nella formazione delle graduatorie sia in sede di Regolamento Regionale (con effetto, quindi, per tutti i Comuni della Regione), sia da parte del Comune di Venezia, che ha ulteriormente incrementato il valore della pregressa residenza nel Comune ai fini del punteggio. I giudici hanno ritenuto irragionevoli anche queste norme, poiché il ‘bene casa’ non può essere attribuito sulla base di criteri, come la pregressa residenza, che prescindono completamente dalla considerazione del bisogno del singolo nucleo familiare. Essi hanno anche aggiunto che tali previsioni contrastano anche con gli obblighi di parità di trattamento tra italiani e stranieri sanciti dal diritto europeo, poiché colpiscono di più gli stranieri, che hanno maggiore difficoltà a maturare una lunga residenza. Ovviamente, però, l’ottica adottata dai giudici va anche a vantaggio di tutti quei cittadini italiani che si sono trasferiti in Veneto da altre regioni, magari per esigenze lavorative, e che sinora, nella corsa ad una casa popolare, sono stati sfavoriti dai criteri che privilegiano la residenzialità pluriennale.
Evidente, secondo i giudici, la discriminazione perpetrata da Regione e Comune, che ora dovranno correggere la rotta sia per i futuri bandi che per quelli già chiusi ma per i quali le case non siano ancora state assegnate.